Perché parlare di unioni civili?
- Dario Ballini D'Amato
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Un amico mi ha chiesto: “Perché parlare di unioni civili?” E caspita, prima di rispondere ci ho pensato. Vale la pena scrivere questo contributo che mi è stato chiesto, un po’ banalmente? Perché lì per lì la domanda ti spiazza un po’, ma alla fine è giusto rispondere. E così ho provato a buttare giù uno schemino. Perché parlarne ancora? Per i 30 anni di promesse frustrate culminati con una legge mutilata sulla parte di chi più ne aveva bisogno: i bambini. Perché la legge necessaria anche se mutilata è arrivata solo nel 2016. Perché, anche se ottimo punto di partenza, non può essere punto d’arrivo. Dobbiamo continuare a parlarne per difendere un diritto acquisito e per ottenere quello che manca, dobbiamo raccontare la società che già esiste contro le balle del Family Day e soprattutto non possiamo lasciare la rete solo a chi tratta l’omosessualità come una malattia da curare. Non è un caso l’ostilità degli integralisti cattolici contro la trasmissione “Stato Civile” di Rai3 Trasmissione che non inventa nulla, ma che si limita a narrare ciò che che gIà esiste. Un giorno, in un attimo di lucidità, Adinolfi ebbe a dire ”le leggi fanno cultura”. Mai frase più azzeccata. Contro il pregiudizio, solo la cultura è medicina infallibile. Ecco perché occorre raccontare la verità. La verità delle copie che già esistono, che già si amano e che già crescono amorevolmente i loro figli. È un nostro dovere morale raccontare la società contro chi pensa che la legge crei nuove realtà, mentre in realtà altro non fa che normare realtà esistenti.
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